Come vestivano gli uomini del Decameron by Carlo Merkel

Come vestivano gli uomini del Decameron by Carlo Merkel

autore:Carlo Merkel [Merkel, Carlo]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Hewlett-Packard
pubblicato: 0101-01-01T00:00:00+00:00


Le stoffe, i colori e l’aspetto generale delle vesti

Vedute parte per parte le vesti virili, menzionate nel Decameron, diamo uno sguardo all’insieme di queste. La sboccata suocera di Arriguccio, testé udita, aveva mosso il genero fra i mercatantuzzi “usciti dalle troiate, vestiti di romagnuolo”; anche i mantelletti, presi a prestito presso il campagnuolo da Giotto e da Forese da Rabatta, erano “di romagnuolo”535; il quale era dunque il panno, di cui vestivano i contadini ed i poveri in genere. Ribi buffone pure si presento in casa di Amerigo Donati con una gonnella di romagnuolo, rotta in più luoghi; ma il furbo, fattasela rappezzare di scarlatto, prese ad andar attorno dicendo, che i fiorentini, vedendolo “vestito così male di romagnuolo” avevano incominciato a rifargli la gonnella di scarlatto ed i signori di Lombardia dovevano compiergliela.536

Si potrebbe pensare a ragione, che il panno romagnuolo venisse dalla Romagna poiché erano ben noti i “grisi” di Bologna, adoperati dai poveri, dai galeotti e dai carcerati537; ma l’appellativo romagnuolo poteva fors’anche riferirsi a panni tessuti in quel di Roma; infatti, alludendo, se ben mi appongo, al Lazio, le donne nel Corbaccio disputano, “se il lino viterbese è più sottile che il romagnuolo”538; e non maraviglierebbe, se romagnuolo si chiamasse in generale il rozzo panno tessuto anche oggidì colla lana greggia dai pastori di più regioni d’Italia.

I mercanti non solevano però vestire come pretendeva la suocera d’Arriguccio inviperita: la donna di messer Torello giudicandoli invece “netti e dilicati uomini”, offerse al Saladino ed ai suoi compagni, i quali s’erano dati per mercanti, “due paia di robe, l’un foderato di drappo”, probabilmente per l’estate, “e l’altro di vaio”, per l’inverno.539

Quelle robe, sebbene fini per certo, erano, credo, di lana; perché sul fine del trecento l’autore della descrizione di Piacenza, pur lamentando il lusso e le foggie strane usate nella sua città, tuttavia attestava, che i giovani andavano vestiti “omnes de panno lanae tantum, et aliquos de sercio et veluto”.540

La giubba, foriera del nuovo lusso, fu la prima ad essere fatta di seta e precisamente di zendado, forse perché questo si prestava meglio all’imbottitura. La donna di messer Torello presentò pure ai suoi ospiti “tre giubbe di zendado”; le quali, come le “robe”, non erano “miga cittadine né da mercatanti, ma da signore”, e la donna cortese infatti ne aveva vestito, insieme coi mercanti, anche suo marito, ch’era gentiluomo.541“In una giubba di zendado” si mostrò pure ai convitati, allorché volle farsi riconoscere, messer Tedaldo degli Elisei, altro gentiluomo.542

Firenze, con una forse delle prime leggi suntuarie contro gli uomini, nel 1330 vietò a questi di portare “giubbetti di zendado o di drappo o di ciambellotto”543; ma abbiamo già veduto quanto siffatte leggi erano deboli contro il lusso crescente. Era naturale, che i paesi, i quali tessevano drappi di seta, li adoperassero anche. Del resto lo zendado era tra le stoffe seriche una delle meno costose; poiché si confondeva talora coi tessuti di seta semplici544, era molto adoperato per fodere ed è comunemente giudicato una specie di taffetà.545

Il prete di



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